Alzheimer – Le possibili terapie

febbraio 20, 2014
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Ad oggi la malattia di Alzheimer è purtroppo inguaribile ma resta comunque curabile; è possibile, infatti, prendersi cura del paziente affetto da demenza accompagnandolo nel suo percorso in modo da salvaguardarne il più possibile la qualità della vita.

Ciò può essere fatto attraverso trattamenti sia farmacologici che non farmacologici.

Terapia Farmacologica

Nonostante i progressi in campo farmacologico, al momento non esistono farmaci in grado di bloccare il progredire della malattia di Alzheimer. Attualmente sono disponibili farmaci detti “sintomatici”, cioè aiutano a controllare i sintomi della malattia e a mantenere il più a lungo possibile l’autonomia del paziente. Lo scopo di questi farmaci, insieme ai supporti non farmacologici, è quello di ridare una vita dignitosa al malato e serenità all’ambiente familiare. Nella malattia di Alzheimer i farmaci adoperati sono sostanze di una classe particolare, denominate “inibitori della acetilcolinesterasi”.Si tratta di farmaci in grado di bloccare la degradazione di un neurotrasmettirore (l’acetilcolina) la cui carenza sembra essere particolarmente importante nel determinare i disturbi tipici della malattia di Alzheimer. Di questi farmaci ad oggi in Italia sono disponibili il donepezil, la rivastigmina e la galantamina efficaci nelle forme di gravità lieve-moderata. Nei pazienti che rispondono alla terapia si possono osservare dei miglioramenti temporanei ed un rallentamento nella evoluzione della demenza con un “risparmio” di circa 8-12 mesi sulla progressione naturale della malattia. Si utilizzano con due scopi principali: cercare di curare i disturbi delle funzioni cognitive (quali ad esempio la memoria, il ragionamento, il linguaggio) oppure controllare le modificazioni del comportamento (in particolare l’agitazione e l’irritabilità, l’irrequietezza, l’aggressività, l’insonnia, la depressione). Essi possono essere prescritti esclusivamente con piano terapeutico del centri UVA.

Trattamento non farmacologico

Per trattamento non farmacologico si intendono quegli accorgimenti relativi alla relazione con la persona malata e all’organizzazione dell’ambiente che lo circonda; ciò permette di accogliere al meglio i nuovi bisogni e necessità del malato. I disturbi comportamentali (agitazione, irrequietezza, nervosismo crescente soprattutto nelle ore serali, angoscia, pianto, tendenza a scappare da casa e resistenza ai cambiamenti) sono di difficile gestione, creano molte difficoltà al malato e al suo benessere generale e, di conseguenza, anche alla persona che assiste e se ne prende cura. Alcuni atteggiamenti risentono dell’ansia, della stanchezza o delle difficoltà manifestate da chi cura, creando un circuito in cui più il malato “è difficile”, più chi assiste “perde la pazienza”.

La relazione con un malato d’Alzheimer, l’accompagnarlo nelle varie fasi della malattia richiede soprattutto “pazienza” e saper riconoscere i suoi bisogni. Le capacità più compromesse dalla malattia come il linguaggio, la memoria, le autonomie personali e di vita quotidiana richiedono un atteggiamento particolare di chi cura il malato. Bisogna collocare le varie espressioni della malattia all’interno di un quadro più complesso: la persona colpita dalla demenza perde le capacità ma non perde la sua identità, rimane la persona che era prima di ammalarsi, con la sua storia di vita. Il presente comporta nuovi elementi: sintomi, difficoltà prima non affrontate, il tutto in un progetto di vita da ri-creare in famiglia che costantemente deve tenere insieme la nuova situazione del parente malato. Alcune tecniche di tipo relazionale) aiutano a trovare nuovi canali comunicativi rispettosi della persona e della malattia, offrendo alla persona che cura nuovi modi di parlare, ascoltare e accogliere i nuovi atteggiamenti e comportamenti del parente malato. Estremamente importante sono la creazione ed il mantenimento di ambienti (la casa, la stanza, l’arredamento) che possano favorire l’orientamento spaziale della persona malata e che aiutino a proteggere il malato da rischi. È indispensabile la messa in sicurezza di ambienti che possano essere pericolosi per il malato (es. cucina…).

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